Dopo i dovuti ringraziamenti ai relatori presenti, parola subito al primo dei due docenti giunti appositamente nella frazione lanuvina per spiegare da un lato lo schieramento del “No”, dall’altro quello del “Si”: per il No presente lo Storico e Docente di storia del diritto medievale e moderno Mario Ascheri che si è concentrato sugli aspetti futuri in caso di vittoria del Si al Referendum.
“Questa riforma, a parer mio, molto problematica e fatta in modo frettoloso è un sintomo di crisi del Paese, poiché ci mostra come un ceto dirigente arrivi a formulare una proposta di riforma costituzionale così pervasiva e che richiederà moltissime leggi applicative. Questa idea che sia una
A controbattere è stato Alessandro Sterpa, Docente di diritto costituzionale presso l’Università della Tuscia, che ha spiegato le ragioni del Si dopo un accenno storico al 1946, anno della formazione dell’attuale Costituzione Italiana: “Bisogna chiedersi se si vogliono rinnovare o meno le istituzioni, partendo da questo ognuno poi esprime la propria preferenza: ad oggi siamo pronti, come tutte le altre democrazie del mondo, a passare ad un parlamento nel quale ci sia una camera che rappresenti la votazione, dove si definisce una maggioranza di governo che riesca poi ad andare avanti e dall’altra si fa un altro lavoro? Bisogna domandarsi questo. Credo che questa riforma sia come le comete che passano raramente, bisogna coglierla perché una volta detto no, poi non sappiamo quando si ripresenta”.
Non meno efficace anche Fabio Papalia in quanto rappresentante del CAL e Membro del Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia, ha espresso le sue ragioni del “No” per punti: “La Costituzione sicuramente va modificata, come il bicameralismo perfetto, su questo non c’è dubbio e anche noi siamo i primi a dirlo, ma quello che chiediamo è l’abrogazione netta del Senato e dei suoi costi. Non condividiamo il modo come è stata pensata la formazione di questa camera, fatta di Consiglieri Regionali e Sindaci, che già di per se hanno le loro incombenze e sarebbe opportuno si dedicassero a quelle. L’abolizione del CNEL, invece, si poteva proporre attraverso una legge ordinaria e non con una riforma costituzionale. Quello che sicuramente va rivisto è l’iter legislativo che attualmente è lunghissimo, ma un aspetto che non è chiaro è ancora la posizione del Senato, perché è tutto da dimostrare come potrebbe abbreviarsi l’iter e intanto non si interviene nel merito in maniera concreta. Giova sottolineare che in Italia le leggi quando c’è esigenza di approvarle si approvano e anche in poco tempo. È tutto migliorabile, ma questa non è una legge ordinaria, una volta toccata la Costituzione per rendersi conto che la modifica è stata fatta male passeranno anni e l’Italia non può correre il rischio di ritrovarsi in un baratro, con una riforma che sottrae spazi alla democrazia e priva il popolo di un altro spicchio di sovranità, in nome, per giunta, di un risparmio irrisorio”.
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castellinotizie.it/2016/12/03/lanuvio-a-campoleone-lultimo-convegno-con-andreassi-e-papalia-sulle-ragioni-del-si-e-del-no/
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